Point Blank, John Boorman, 1967
Una cella. Una prigione. Come ci sono finito? Immagini, ricordi, voci del passato, frammenti temporali che spingono nella mente, uno dopo l’altro, mosaici narrativi da comporre. E’ tutto vero o è un sogno? Alcatraz. Scivolando sull’acqua. Le fughe (im)possibili. Le sfumature del mare. I discorsi. L’eco dei passi, nei corridoi della memoria. I colpi di una pistola ad uccidere i fantasmi della gelosia. Il primo incontro. La pioggia. Lei che si scioglie i capelli. L’alfabeto della seduzione. Unirsi. Da uno a due. Poi tre. Parentesi di felicità. Perfezione numerica. I sentimenti, le emozioni. Da tre a due. Le ferite, il dolore. Imperfezione umana. Colano i colori sul pavimento. Intuizioni lisergiche. La stanza vuota, seduto in un angolo. Violenze meccaniche, l’auto come strumento di un interrogatorio, collisioni tra ferro e cemento, carne ed interni, lividi e confessioni. Grida canore, urla di paura, musica ad alto volume a coprire il rumore dei calci, dei pugni, delle botte.