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Visualizzazione dei post da aprile, 2024

Miami Vice, Michael Mann, 2006

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  C’è un momento in cui Sonny (Colin Farrell) guarda fuori da una vetrata e vede l’oceano, pochi secondi in cui il suo sguardo sembra andare oltre il presente, verso quella che sarà o forse avrebbe potuto essere la sua vita. Poi si torna nel mezzo delle cose, in un flusso narrativo che non ammette pause perché tutto continui a scorrere, a passare. Non è un caso che l’elemento acquatico sia così predominante, attraversato da offshore che trasportano carichi di droga o da Sonny e Isabella (Gong Li) mente sfrecciano verso la Bodeguita del Medio a La Havana per bersi un mojito e ballare, sedursi e scoprirsi e infine scopare e amarsi. I corpi che si svelano in frammenti di intimità, sotto la doccia, fra le lenzuola, dettagli della pelle, delle dita, immagini quasi tattili che Michael Mann sa cogliere in una maniera così unica, time is luck dice Isabella a Sonny dimenticandosi così del denaro e degli affari e del mondo di cui fanno parte - Morte e gelosia e inganni perché c’è un cuore che c

The Abonimable Dr. Phibes, Robert Fuest, 1971

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  Messinscena barocca per cuori romantici, nel compiersi di una vendetta biblica contro i possibili fautori di una prematura morte. Affinché l’amore si ricomponga nelle tenebre e ciò che era stato diviso possa riconciliarsi nell’eternità. Il Dr. Anton Phibes, interpretato dall’istrionico Vincent Price, mette in pratica con estrema lucidità, fantasia ed efficienza il suo piano di uccisioni, rifacendosi alle dieci piaghe scagliate da Dio in Egitto. La trama, quindi, si costruisce sull’accumulo di questi ingegnosi assassinii, alternandoli alle indagini della polizia e ad alcuni stravaganti momenti musicali, in cui Phibes si esibisce all’organo, in una stanza alquanto psichedelica, accompagnato da una banda di suonatori meccanici e dalla presenza dell’amabile Vulnavia, sua taciturna assistente. Le bizzarre atmosfere conferiscono un tocco di genuina perversità al gioco al massacro a cui assistiamo, fra ambienti in stile decò e liberty, sotto l’influsso di canzoni che rielaborano standard j

Fat City, John Houston, 1972

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  Una storia che sembra scritta da Bukowski, anche se l’autore è un altro (Leonard Gardner) e che ne racchiude l’anima, nelle sue descrizioni di perdenti e falliti, pugili e ubriaconi. Perfettamente inserito in quella malinconia tipica di molti film dei primi anni settanta, specialmente nella bellissima sequenza di apertura, sulle note di una canzone di Kris Kristofferson, Help me make it through the night - Una piccola stanza di un albergo, le finestre aperte, le bottiglie di liquore sparse, il letto sfatto, le lattine nel cestino, un pacchetto di sigarette, un accendino che non si riesce a trovare - E John Houston ci racconta, a suo modo, questo squarcio di società, sul baratro della miseria, fra le assolate strade di Stockton, California con le sue skid rows, vie della povertà piene di neri e miserabili e accattoni di ogni tipo - Gli allenamenti e gli incontri di pugilato, i lavori nei campi, con gli immigrati al fianco, il tentativo di rimettersi in forma, quando ogni possibilità

Over the Edge, Jonathan Kaplan, 1979

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  Uno dei ragazzi, in classe, mentre su uno schermo stanno proiettando delle immagini dei quadri di Bosch inizia ad avere i primi flash visivi, rendendosi conto che la sostanza che aveva ingerito prima non era speed ma LSD. Giusto per rendersi conto di quanto era facile reperire sostanze stupefacenti all’epoca e della candida ingenuità giovanile nell’assumerle senza neanche sapere di cosa si trattasse. Non che le droghe siano poi il problema principale del film: erba, fumo, acidi, alcol e sigarette, vengono usati più per svago e noia che per soddisfare una dipendenza. La violenza insita nell’energia vitale dell’adolescenza sembra di più essere il fulcro attorno al quale una storia abbastanza ordinaria di ribellione e morte si sviluppa. Aleggiano quesiti sui sistemi educativi, su come far rispettare l’ordine (la strada della proibizione e della punizione è da sempre quella sbagliata), sul ruolo dei genitori nei confronti dei figli ma non che siano realmente importanti e in fondo sono i