Over the Edge, Jonathan Kaplan, 1979

 



Uno dei ragazzi, in classe, mentre su uno schermo stanno proiettando delle immagini dei quadri di Bosch inizia ad avere i primi flash visivi, rendendosi conto che la sostanza che aveva ingerito prima non era speed ma LSD. Giusto per rendersi conto di quanto era facile reperire sostanze stupefacenti all’epoca e della candida ingenuità giovanile nell’assumerle senza neanche sapere di cosa si trattasse. Non che le droghe siano poi il problema principale del film: erba, fumo, acidi, alcol e sigarette, vengono usati più per svago e noia che per soddisfare una dipendenza. La violenza insita nell’energia vitale dell’adolescenza sembra di più essere il fulcro attorno al quale una storia abbastanza ordinaria di ribellione e morte si sviluppa. Aleggiano quesiti sui sistemi educativi, su come far rispettare l’ordine (la strada della proibizione e della punizione è da sempre quella sbagliata), sul ruolo dei genitori nei confronti dei figli ma non che siano realmente importanti e in fondo sono i problemi che ogni generazione si ritrova ad affrontare. Più interessante è il ritratto composto da Jonathan Kaplam, quasi documentaristico, capace di cogliere le incertezze e i dubbi ma anche la gioia e la forza sovversiva di un’età speciale e irripetibile. E allora sono i  momenti di intimità fra i ragazzi (tra cui Matt Dillon al suo esordio) e le ragazze, il loro modo di riunirsi (alle feste, al Rec) ad aprire spiragli di vita all’interno di una società, quella degli adulti, già controllata dal consumo, dagli investimenti, dal denaro e dal benessere materiale. 

E poi gli attimi e i ricordi di quel periodo, la propria cameretta, sdraiati sul letto con ancora le scarpe ai piedi, le cuffie sulle orecchie. la musica nella testa (in questo caso Cheap Trick, The Cars, Ramones, Van Halen). Le telefonate. Gli appuntamenti. I primi baci, gli abbracci. Le risse. Il modo di vestirsi. L’amicizia e l’amore.

C’era una luce unica che ha brillato dentro di noi quando eravamo ragazzi, sopra un mare di sogni e desideri e un abisso di sensazioni ancora sconosciute. Quanto era meraviglioso prendersi per mano e sapere che il prossimo passo ci avrebbe avvicinato invece di separarci e farci perdere lungo i sentieri di questa vita.


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