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The Substance, Coralie Fargeat, 2024

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  Coloratissimo trip pop à la Cronenberg nello showbiz della carne, nella sua alterazione e deformità, quando una sostanza sperimentale viene iniettata nell’organismo e dalla matrice (Demi Moore) si duplica una copia migliorata (ma solo nell’aspetto fisico, Margaret Qualley) dell’originale. E così l’eterno dilemma della bellezza femminile perduta, che gli anni corrodono e fanno svanire, potrebbe essere risolto, se non fosse per l’inestinguibile vanità che divora le donne, che davanti a uno specchio, rimangono stregate e conquistate dal loro riflesso. Ritratti di Dorian Gray in versione aerobica, dove il corpo diventa simbolo del potere mediatico dei nostri tempi catodici, sezionato nei suoi scintillanti dettagli pornografici, in un’orgia di chiappe e labbra danzanti, una ipnotica e rosea e svergognata esaltazione di superfici epidermiche ingigantite dal grande schermo, nella ricerca di quell’amore, quella venerazione che ogni attrice desidera e anela prima di incamminarsi sul proprio

Il rito, Ingmar Bergman, 1969

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  Ritualità dionisiache per la (ri)nascita della tragedia, vesciche di vino, albe e costumi sadomaso, maschere grottesche ed enormi falli di legno, orgiastiche funzioni bacchiche prima del sesso, non consumato, invisibile eppure presente nella sua negazione - Testimonianze e confessioni di piaceri femminili, una mano nella vagina e l’altra sul clitoride e poi tutto diventa possibile, stanze e interrogatori, giudici kafkiani dalla copiosa sudorazione, la violenza come forma di eccitazione, gli schiaffi e le lacrime perché non c’è posto per i baci nell’esplosione degli istinti - Personalità che si travestono e si sdoppiano e corrono sul limite tra realtà e finzione, labili confini in cui l’altro diventa sé stesso e viceversa senza fratture se non quelle della psiche, scandagliata, scossa, fremente e terrorizzata - Confessioni e accuse, ebbrezze alcoliche a scardinare il proprio ego, segmenti narrativi come fossero scene teatrali, ambienti spogli, successioni di primi piani su attori feti

Una lucertola con la pelle di donna, Lucio Fulci, 1971

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  Sogni ad alto tasso di erotismo femminile, con i magnetici e sensuali corpi di Florinda Bolkan e Anita Strindberg che si attraggono in sequenze di seduzione reciproca, stivali e pellicce e un vento invisibile che ne magnifica la fluidità dei capelli e quella dei sensi - Raccapriccianti apparizioni dalle stanze della vivisezione, cani squartati che ancora si muovono, i tubi nelle viscere pieni di sangue, effetti speciali di Carlo Rambaldi - Le esperienze oniriche come tentativo di liberazione, le didascaliche spiegazioni psicoanalitiche, le tentazioni orgiastiche, due voyeur, due hippy on acid , le ricostruzioni del subconscio, quelle visionarie di una mente omicida, di una regia che pensa in immagini, spezzando le catene della ragione, affinché il delirio sia potenza espressiva e il cinema la sua manifestazione - Quadri di Francis Bacon sulle pareti di una stanza e nella loro rielaborazione figurativa tramite i volti dipinti di alcuni attori, le sbarre gialle di una gabbia (il titolo

Closer, Mike Nichols, 2004

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  Amori ridicoli e la giostra delle coppie e dei tradimenti, avvicinandosi e allontanandosi, incontrandosi nel dolore e nella separazione, quando poi i brevi attimi di felicità sembrano solo fulminee illusioni, perché sono la carne e il sangue ad unirci e le parole niente altro che un ennesimo motivo di incomprensione. Mike Nichols racconta le cadute sentimentali di due coppie, che si scambiano ruoli e partner, in un incastro narrativo che punta a climax emotivi e attraverso lunghe ellissi temporali ci trascina nei momenti culmine delle loro storie, un primo incontro, la confessione di un tradimento, forse la possibilità di un nuovo inizio. La brutalità e la animalesca sincerità di Larry (Clive Owen), il fragile egoismo di Dan (Jude Law), l’opaca e dolente introspezione di Anna (Julia Roberts), la vitale e affascinante giovinezza di Alice (Natalie Portman). Ogni personaggio diventa specchio dell’altro, degli errori commessi, delle aspettative svanite. L’inconsistenza dei sentimenti, l

The Chemical Brothers - Live Again (feat. Halo Maud), Dom&Nic

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  Immaginate di esservi presi un acido, magari facciamo mezzo, solo per sentirne i primi effetti, leggeri, le lievi distorsioni visive, una nuova percezione fluida della materia, l’affilata lucidità dei pensieri e poi vi siete addormentati e vi siete dimenticati di aver preso l’acido e riaprite gli occhi e il trip continua da dove lo avevate lasciato prima di chiuderli - Cambiano gli scenari al di fuori della casamobile  dove abitate, cercando posti isolati nei quali poter assumere le sostanze che volete, ascoltare vecchie cassette e poi sbizzarrirvi in libere e strambe danze, sciogliendovi e aggrovigliandovi in coreografie istintive e aliene, mentre il loop della vostra mente va avanti e indietro fino a quando non ci sarà più distinzione tra prima e dopo e i doppi alterati della vostra coscienza si moltiplicheranno insieme ai set del vostro subconscio, perché saranno i battiti e i ritmi della musica a indicarvi le strade da seguire, i passi da compiere - E scenari elettronici, digital

As bestas, Rodrigo Sorogoyen, 2022

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  Uomini e bestie, più bestie che uomini. Nella campagna galiziana ci ritroviamo testimoni di un’ostilità e di un’inquietudine che cresce e si ramifica nei personaggi, quelli di una famiglia francese (Antoine e Olga Denis), trasferitisi in quei luoghi da poco tempo e quelli appartenenti ad un’altra famiglia (Xan e Lorenzo Anta, fratelli) che invece, da quelle parti, ci hanno sempre vissuto.  Questo astio che diverrà un vero e proprio scontro ha le sue radici in due visioni apertamente opposte e forse inconciliabili della ruralità. La coppia francese, torna alla vita contadina, dopo aver lasciato quella precedente (borghese e istruita) e vede in questa esistenza la possibilità di un progetto che fondi l’agricoltura sostenibile con un riavvicinamento ai ritmi della natura e ai suoi cicli. Mentre i due fratelli che si occupano principalmente di bestiame vorrebbero solo farla finita con la miseria di questo mondo in cui si sentono intrappolati da quando sono nati, tra letame, mucche e sbr

Carlito's way, Brian De Palma, 1993

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  La magia di Carlito’s Way, perché questo è un film magico, è il sapere che lui morirà, saperlo fin dall’inizio, saperlo ad ogni visione ed arrivare a quel momento in cui si rivede con Gale alla stazione, davanti al treno e sperare con tutto il nostro cuore che ce la faccia, che il suo sogno diventi realtà. E’ un momento di puro romanticismo, ancora più meraviglioso perché non si realizzerà mai, se non in un ultimo e psichedelico tramonto dove Gail balla su una spiaggia, sulle note di You are so beautiful, di Joe Cocker. Carlito torna nel suo quartiere dopo qualche anno di prigione, alcune cose sono cambiate, la strada però è sempre la stessa, con le sue regole e i suoi codici. Uscito dal carcere grazie all’aiuto del suo avvocato, Dave Kleinfeld, cocainomane e senza nessuno scrupolo, con le fattezze di uno Sean Penn luciferino, schizzato e devastante nella sua assenza di moralità, sempre in bilico fra l’apparenza del suo mestiere e gli istinti della sua natura, Dave Kleinfeld, da amic