The Substance, Coralie Fargeat, 2024
Coloratissimo trip pop à la Cronenberg nello showbiz della carne, nella sua alterazione e deformità, quando una sostanza sperimentale viene iniettata nell’organismo e dalla matrice (Demi Moore) si duplica una copia migliorata (ma solo nell’aspetto fisico, Margaret Qualley) dell’originale. E così l’eterno dilemma della bellezza femminile perduta, che gli anni corrodono e fanno svanire, potrebbe essere risolto, se non fosse per l’inestinguibile vanità che divora le donne, che davanti a uno specchio, rimangono stregate e conquistate dal loro riflesso. Ritratti di Dorian Gray in versione aerobica, dove il corpo diventa simbolo del potere mediatico dei nostri tempi catodici, sezionato nei suoi scintillanti dettagli pornografici, in un’orgia di chiappe e labbra danzanti, una ipnotica e rosea e svergognata esaltazione di superfici epidermiche ingigantite dal grande schermo, nella ricerca di quell’amore, quella venerazione che ogni attrice desidera e anela prima di incamminarsi sul proprio