Macbeth, Roman Polanski, 1972
È un mondo barbaro, quello di Macbeth, suggellato dal naturalismo della messinscena di Polanski, tra fango, sporcizia, sangue e bestie. Un mondo magico, dove la superstizione e l’arcano trovano la loro voce (le tre streghe) e influenzano gli eventi e le decisioni dei personaggi. Un mondo e un tempo che sembrano dialogare anche con quello in cui il film è stato girato, i primi anni settanta, grazie alla musica di un gruppo di quel periodo ( Third Ear Band ), giovani attori dalle sembianze hippy (Finch, Annis), i soldi di Hugh Hefner di Playboy come produttore e la presenza di notevoli momenti allucinatori e psichedelici (la visione del pugnale, quella indotta dall’intruglio bevuto da Macbeth al sabba delle streghe, le apparizioni di Banquo sventrato) che ci fanno pensare alle droghe dell’epoca, lsd e magic mushrooms, in un trip andato veramente a male. Roman Polanski si immerge totalmente in questa misteriosa dimensione, lasciandosi affascinare e sedurre dagli scenari naturali del...