Roma, Alfonso Cuaròn, 2018
Stavo leggendo I detective selvaggi di Bolaño, un libro che mi ha aperto le porte sul mondo di uno scrittore che non conoscevo, facendomi immergere fin dalle prime parole nel suo fluviale e vitale modo di narrare. E dopo 179 pagine potevo dire di essermi innamorato del libro. Protagonista nella prima parte e voce narrante è il giovane poeta Juan Garcia Madero, che vive a Città del Messico a metà degli anni settanta. E’ un diciassettenne che entra in contatto con il gruppo dei realvisceralisti, tra cui Arturo Belano e Ulises Lima. E durante una corsa in taxi, il giovane Garcia Madero, passa per il quartiere Roma Norte e in quel preciso istante qualcosa si è accesso nella mia testa, una connessione improvvisa e ho capito che avrei dovuto vedere Roma di Alfonso Cuaron, anche se e soprattutto perché non c’entrava assolutamente nulla con il libro di Bolaño. Però sapevo che dovevo vederlo. L’acqua su un pavimento arriva come fosse un’onda del mare, con quel ritmo, quasi ciclico. E nel s