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Visualizzazione dei post da giugno, 2023

A long goodbye, Robert Altman, 1973

Immagine
  C’è un mood inconfondibile in questo film che ti rimane dentro, visione dopo visione. Qualcosa che si espande oltre lo schermo e che ti cattura, un modo di vivere, di pensare, di fare cinema. Un angolo perduto di mondo, nel tempo e nello spazio, che qui, nelle immagini, è ancora reale, come in un sogno, in una malinconia dorata - Le onde dell’oceano che arrivano piano e che Marlowe (o Marlboro, come lo chiama lo scrittore Roger Wade) osserva, prima di sedersi con  lui su una poltrona sulla sabbia, al sole, accendendosi l’ennesima sigaretta e bevendo con lui acquavite, di mattina, in un momento sospeso, di luminoso splendore - Gli interni, il decor, i luoghi dove abitare, una grande villa a Malibu, poi l’appartamento di Marlowe, con i suoi mobili, la cucina, una gatta che miagola alle tre di mattina perché ha fame, le vicine di casa, una gruppo di donne sensuali e disinibite, che vivono insieme, si accarezzano, parlano, si fanno d’acido, praticano yoga e preparano hash brownies - Le