The Zone of Interest, Jonathan Glazer, 2023
È un momentaneo blackout della memoria, quello da cui emergono rumori e poi suoni, un magma noise straniante, una zona della ragione dove il rimosso diventerà presente, come manifestazione non visibile di un passato che ancora sconvolge (i campi di sterminio) e verso il quale prende forma, ad autodifesa della vita di una famiglia tedesca (quella di Rudolf Höss), la messinscena della normalità del quotidiano (luce naturale e macchine da presa nascoste che spiano gli attori), attraverso una narrazione temporale frammentata e discontinua e il ripetersi di gesti e azioni: la cura del giardino, il crescere i figli, i momenti di svago, le faccende domestiche, il mandare avanti una casa o Auschwitz con la stessa fredda e distaccata efficienza. Non che questo accresca l’orrore, anzi lo inquadra in dinamiche semplici e riconoscibili, come sono quelle all’interno di una famiglia borghese o come possono essere le logiche di produzione e sviluppo, di miglioramento dei risultati, di capitalizzazi