Dogman, Matteo Garrone, 2018

 



E’ una zona di frontiera, di degrado umano e architettonico, quella in cui si muovono i personaggi di Dogman, uno spazio visivo stuprato da un’abusivismo edilizio fatiscente e grottesco, un deserto morale in cui la violenza è un linguaggio  universale, comprensibile da tutti, uomini e bestie. Non che ci sia molta differenza fra di loro, non che le dinamiche di dominio e sottomissione seguano  regole diverse, in questo degradante parallelo, in cui si osserva la ormai irreversibile deriva del nostro popolo, c’è una miseria etica che sprofonda in un incubo sociale da cui non esiste più nessuna via di uscita. 

I soldi, la cocaina, i resti della famiglia, gli infimi sogni di un’ignoranza che non ha più nulla di poetico da svelare, i locali con le ragazze seminude, una piccola comunità in cui non si è nemmeno capaci di esprimere correttamente le proprie  mediocri opinioni, la sala giochi, il rimbombare del motore di una moto come un’avvertimento di paura, le immersioni in un mare amniotico che sembra per un attimo aprire una parentesi di salvezza interiore, per poi riemergere e ritornare in una realtà le cui sbarre sono invisibili e allo stesso tempo più solide di qualsiasi altra gabbia. La vera prigione è qui, intorno a noi. E’ nell’impossibilità di immaginarsi diversi, di essere qualcosa che non sia questo quotidiano orrore. E allora Marcello si carica sulle spalle, come fosse una croce, il corpo martoriato di Simone e di tutto quello che rappresenta, in cerca di una redenzione allucinatoria che non troverà mai, poi si guarda intorno e non sembra riconoscere il proprio ambiente o forse per la prima volta si rende finalmente conto di essere stato intrappolato per tutta la sua vita, di non essere stato così diverso dai cani di cui giorno dopo giorno si è preso cura, alimentando una parvenza d’amore che non lo salverà e non lo renderà una persona migliore, come non lo trarranno in salvo i sinceri sentimenti per la figlia, la cui precoce apprensione per una padre bastonato da tutti, sembra  essere la sola flebile resistenza ad un mondo di adulti in totale e catastrofica rovina.


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