Nosferatu, Robert Eggers, 2024
Il Nosferatu di Robert Eggers sarà apprezzato maggiormente da chi non abbia mai visto e forse neanche conosca i suoi predecessori. Se non fosse un remake, ma una prima opera cinematografica ispirata al romanzo di Bram Stoker, il film di Eggers potrebbe catturare lo sguardo soprattuto dei giovani spettatori e trasportarlo in quel mondo arcaico di ombre e misteri dove si aggira lo spettro o quel che di umano resta del conte Orlok/Dracula.
La regia di Eggers è elegante, piena di fascino, capace di costruire seducenti atmosfere che dovrebbero nascere dal buio di sensazioni sconosciute o di passioni la cui forza potrebbe far vacillare la ragione. Eppure per lo spettatore che nel suo cammino si fosse imbattuto nell’opera di Murnau, specchio di un cinema ormai scomparso e svanito o nella interpretazione di Coppola (più di quella di Herzog) che trasforma la storia del conte in un geniale e debordante melodramma, tanto per invenzioni visive quanto per scelte registiche, il lungometraggio di Eggers ha la costante sensazione del deja-vu o per chi scrive questa è stata gran parte dell’esperienza in sala. L’occhio della mente tornava incessantemente a Coppola, perché Murnau rimane un modello pressoché irraggiungibile. E in questa alterazione percettiva, in questa duplicazione della visione, le immagini sullo schermo si dissanguavano, in una quasi apatica attesa di quanto sarebbe successo dopo e già conosciuto, se non addirittura già visto. Per questo uno sguardo vergine sarà quello che meglio potrà lasciarsi incantare o impaurire dalle vicende di Nosferatu e dei personaggi che gli graviteranno intorno, tra cui la figlia di Johnny Depp, in versione Corpse Bride che tra sussurri e grida causati dagli orgasmi che la bestia le regala, improvvise possessioni e strambe posizioni, sembra essere una esangue copia di Winona Ryder.
Svanita la potenza figurativa e visiva dell’espressionismo tedesco e spento qualsiasi romanticismo che cosa rimane della storia del conte Dracula? Una redenzione impossibile, la riproposizione anemica di una delle figure più potenti dell’immaginario letterario e filmico alle nuove generazioni, che tra un piccolo sussulto di paura e un attimo di smarrimento, si immergeranno nella meraviglia inquietante delle immagini senza che un palpito di vero tormento abbia turbato il loro pallido cuore.
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