Gadjo dilo, Tony Gatlif, 1997



La musica. E le danze. Come espressioni della vita. E l’alcol. E le bottiglie. Per celebrarla - La neve, una strada ghiacciata, i campi bianchi, il freddo - Un calesse e un cavallo e un gruppo di zingare sopra. I vestiti colorati, gli accampamenti, una musicassetta, una cantante da ritrovare - I capelli scompigliati di Stéphane, le risate e i denti d’oro di Sabina, un piede in bocca, i morsi sulla pelle, il sesso, rincorrendosi nudi per i boschi - Legami famigliari, baracche (e che nessuno si azzardi a pulirci dentro!), i violini, un rudimentale grammofono, i viaggi in macchina, le feste, le sbronze e poi si ricomincia tutto da capo, un’altra bottiglia, un altro bicchiere - Si balla sulla terra dove qualcuno è stato seppellito, si bagna il suolo con eiaculazioni di vodka, si compie un rituale, si piange e si ride e ogni gesto e ogni azione confluiscono liberi e selvaggi nella vita, come il sangue che ci scorre dentro, sensualità gitana, arcaica e indecente, spiriti ancestrali fra sporcizia e splendore, celebra questa esistenza prima che la notte finisca e che dei giorni e del domani non rimanga più nulla, mia indomita e fiera e impudica bellezza. Buon viaggio, lacio drom.


 

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