Borsalino, Jacques Deray, 1970


A quanto pare il nostro Rocco Siffredi ha preso il suo nome d’arte da quello del personaggio (Roch Siffredi) interpretato da Alain Delon in questo film, tanto di  cappello (Borsalino è un noto brand di copricapi), dunque, a lui e a Capella (che non è il nome di un altro porno attore ma quello del personaggio interpretato da Jean Paul Belmondo) e a questo lungo-metraggio diretto da Jaques Deray!

Vestiti firmati, belle donne, gli anni trenta, le macchine d’epoca, il milieu della malavita, i boss, il racket (esilarante la sequenza al mercato del pesce), il gioco d’azzardo, i bordelli, le ballerine, le prostitute per le vie, gli alcolici (il pastis, il cognac), i colori e gli odori di Marsiglia e della sua cucina (il basilico, che insieme all’aglio e alla menta sempre mi fanno pensare a Jean Claude Izzo) e poi Delon e Belmondo, il loro fascino, algido e ipnotico quello del primo, irriverente e canagliesco quello del secondo, messi insieme formano un’accoppiata seducente e ironica, brillante per savoir-faire e intelligenza intuitiva. Nel volto di Delon, a tratti, ci sono venature di tristezza e malinconia mentre Belmondo sembra essere indenne ai colpi della vita, sorridendone sornione, anche se poi dovrà ammettere che la fortuna non esiste, mai, al tavolo da gioco come nelle strade, nelle sconfitte come nelle vittorie. Il primo incontro fra i due avviene a suon di schiaffi e cazzotti ma è così che nasce questo legame virile che poi si salderà nel loro piano di prendersi tutta Marsiglia, sfidando chiunque gli si metta fra i piedi, politici e poliziotti compresi. Il crimine e la violenza si travestono di romanticismo, si smorzano nei toni della commedia (anche se non si scherza quando si uccide), in una sciarada in costume per il magnetismo caratteriale dei due attori, complementari e pieni di classe nelle loro scorribande fino all’ultimo respiro, uniti da un’amicizia che forse non è altro che un amore impossibile da confessare.


 

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