How to Change Your Mind - LSD (2022)



Nel primo episodio di How to Change Your Mind, una docuserie su Netflix incentrata sull’uso e gli effetti di alcune sostanze psichedeliche naturali e chimiche, Michael Pollan (autore anche dell’omonimo libro) ci parla dell’LSD, ricordandocene la storia dalla sua scoperta fino ai giorni nostri e concludendo il suo racconto con un breve resoconto della sua prima esperienza lisergica. C’è un inaspettato e curioso incontro proprio all’inizio di questo episodio fra lo stesso Pollan e una donna con alcuni stravaganti vestiti addosso, bene, se avete partecipato a una cerimonia all’interno di un tepee, in cui vi arriva fra le mani una ciotola con dentro una pasta marroncina dal sapore disgustoso, la avrete riconosciuta subito, è la persona che guida la cerimonia lungo tutta una notte: intonando canti, battendo sul tamburo e facendo passare la medicina. In questo caso, però, offre a Mr. Pollan un pò di tabacco (che comunque sia arriva anche durante la cerimonia di cui si diceva prima) in forma semiliquida, da tirare con il naso, con effetti rinvigorenti e purificativi per l’organismo. Questo è il primo approccio del giornalista americano (che mi è stato simpatico sin da subito) con una sostanza (dimenticatevi lo schifo che mettono dentro le sigarette) usata in un contesto non-ordinario all’interno di uno spazio rituale appartenente ad un’altra cultura (quella dei Nativi d’America). 

 

Dopo questo momento introduttivo comincia il viaggio vero e proprio nella storia di una delle sostanze forse fra le più potenti mai scoperte dall’uomo per l’esplorazione della sua mente e per l’amplificazione delle sue capacità: l’acido lisergico. Sintetizzato da Albert Hoffman nel 1938 presso i laboratori Sandoz e sperimentato personalmente dal chimico svizzero solo nel 1943, l’LSD divenne una sostanza non ben classificabile per le sue incredibili proprietà, per il suo potere di cambiare la nostra percezione e il nostro modo di pensare. Da lì fino agli anni sessanta si cercò di capire, attraverso diversi esperimenti e ricerche, quale fosse l’uso migliore della sostanza, dalla psichiatria a un meno ortodosso utilizzo con finalità militari (Cia, progetto MKultra). Sempre in quel periodo, grazie ad alcuni esponenti universitari come Timothy Leary e Richard Alpert, che condussero studi ad Harvard, l’acido lisergico cominciò ad arrivare alle masse e prese così il via quella rivoluzione psichedelica che come un’onda luminosa portò con sé (nell’estasi o nella follia o in tutte e due insieme) una moltitudine di giovani dell’epoca. Fondamentale nella sua espansione generazionale fu anche l’opera di Ken Kesey, non solo letteraria ma soprattutto con i suoi Acid Test in giro per gli Stati Uniti. Poi la storia è abbastanza nota a tutti quanti con le meraviglie sonore di una  stupefacente produzione musicale che durò quasi un decennio, con gli oceanici festival e tutte le utopie degli hippies che scaturirono dalla massiccia assunzione in quegli anni di questa sostanza. Alla fine dei sixties l’acido divenne illegale e così si passò a produrlo in maniera clandestina, anche se già da prima, per supplire a tutte le richieste, alcuni giovani chimici si erano impadroniti della magica formula e si erano dati da fare alla grande (Owsley Stanley, in primis). Così si fermarono gli studi in corso e poi nei decenni successivi arrivarono altre sostanze a riempire il mercato delle droghe ricreative. 


Il punto interessante del documentario è quello di ritornare a parlare e a discutere dell’acido in termini scientifici, soffermandosi sui suoi possibili usi terapeutici e medici, per la cura di alcuni disagi psichici o per alleviare il dolore e i traumi di altre malattie difficilmente trattabili. Si accenna anche al crescente uso del microdosing, ovvero prendere dosi bassissime della sostanza, i cui effetti così diventano antidepressivi e stimolanti per la creatività e il lavoro senza tutta la serie di distorsioni visive e possibili allucinazioni che dosaggi più alti fanno provare. Personalmente trovo l’approccio usato da Michael Pollan molto intelligente, pieno di curiosità e pacatezza, capace di mostrare, in una forma semplice e competente, a chi non lo sapesse che l’acido lisergico non è una droga qualunque, quanto, forse, uno degli strumenti cognitivi più potenti che l’essere umano abbia a disposizione per la sua mente, la sua coscienza e il suo cervello, sempre che ne venga fatto un uso corretto, informato e controllato. E l’acido è anche un qualcosa che ci riconnette con noi stessi, facendoci sentire un profondo senso di unità con quello che ci circonda e di meraviglia per quello che esiste fuori e dentro di noi, che nei magici momenti di un trip diventano una sola cosa, senza farci dimenticare, anzi ricordandoci forse per il resto della nostra vita l’amore incondizionato che dovremmo provare per il solo fatto di essere vivi, qui e ora, nel flusso mutabile dell’esistenza, nella sua colorata e incredibile struttura, in questa danza cosmica che tutto avvolge e porta via con sé.


 

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