Oz the Great and Powerful, Sam Raimi, 2013
Scriveva Huxley in “Paradiso e Inferno”: Luce e colore preternaturale sono comuni a tutte le esperienze visionarie. E con la luce e il colore si ha, in ogni caso, il riconoscimento di un significato più alto. Gli oggetti luminosi di luce propria che vediamo agli antipodi della mente posseggono un significato, e questo significato è, in certo qual modo, inteso come colore. Il significato qui è identico all’essere; poiché, agli antipodi della mente, gli oggetti non rappresentano se stessi. E ancora: L’esperienza tipica della mescalina o dell’acido lisergico comincia con percezioni di forme colorate, mobili, geometricamente vive. Ben presto la geometria pura diventa concreta e il visionario non percepisce modelli, ma cose modellate, come tappeti, sculture, mosaici. Questi danno luogo a vaste e complicate costruzioni, in mezzo a paesaggi che cambiano di continuo passando dalla sontuosità a una sontuosità più intensamente colorata, dalla grandezza a una più profonda grandezza. Figure eroiche, di quelle che Blake chiamava “I Serafini”, possono fare la loro apparizione, sole o in moltitudini. Animali favolosi attraversano la scena. Tutto è nuovo e sorprendente. Quasi mai il visionario vede cose che gli ricordano il passato. Egli non ricorda scene, persone o oggetti, e non li inventa: egli guarda una nuova creazione.
E Sam Raimi ci porta direttamente in questa nuova creazione, dove i mondi fantastici si impreziosiscono di gemme, luci, fiori giganti e splendenti. Il regista attraverso un vero e proprio trip mette in immagini i pensieri di Huxley ripercorrendo anche la storia del cinema. Completamente disinteressato al plot (dai libri di Baum), che tratta in maniera ironica, deridendolo con le interpretazioni sempre sopra le righe degli attori, Raimi si concentra sul mezzo cinematografico come creatore di mondi, grande illusionista, che grazie a trucchi e magie è in grado di portare lo spettatore dovunque voglia. Il vero mago di Oz è dunque lui, il cinema.
Si comincia con il bianco e nero, passando per gli stupendi titoli di apertura che sfruttano al massimo la profondità del 3D attraverso giochi visivi geometrici (l’inizio del trip), il formato dell’immagine è in 4/3; poi ci ritroviamo in una fiera di paese, con attrazioni circensi e vari spettacoli tra i quali i trucchi di magia di Oz (James Franco), il suo aiutante si occupa dei rumori (nel cinema muto, in alcune sale, la musica veniva suonata durante la proiezione) mentre lui porta avanti i suoi numeri. Si passa poi al colore e al 16/9 e le possibilità tecniche offerte dal 3D danno vita ad uno spettacolo visivo ancora più intenso e fantastico.
Raimi ci fa ritornare alle origini del cinema, quando sedersi davanti ad uno schermo voleva significare, prima di tutto, abbandonarsi alla meraviglia, essere trasportati in altri mondi e in altre realtà lontane dalla nostra. Un’esperienza puramente estetica, come con le lanterne magiche, sganciata da qualsiasi ambizione narrativa. Un viaggio agli antipodi della mente, come direbbe Huxley, che infatti scriveva – Tutto ciò che è visto da coloro che visitano gli antipodi della mente è brillantemente illuminato e sembra splendere dall’interno. Tutti i colori sono intensificati a un grado superiore di qualsiasi cosa vista in condizioni normali, e nello stesso tempo la capacità dell’intelletto di riconoscere sottili distinzioni di tono e di colore è assai rafforzato.
Si finisce poi con la realizzazione vera e propria di un proiettore, il più grande trucco di Oz, che ricerca la grandezza personale tra Edison e Houdini, la sua faccia gigante che fluttua in nuvole di fumo bianco (al posto di uno schermo), il passaggio dal prassinoscopio al cinema è compiuto.
Il grande e potente Oz è un film innocuo solo nella storia, non nelle immagini. E’ un compendio di esperienze allucinogene, con rimandi ad Alice nel paese delle meraviglie (altra favola protopsichedelica) ed accenni oppiacei (il campo di papaveri dove cadono addormentati i babbuini volanti), una grande esperienza visionaria senza bisogno di assumere sostanze, basta sedersi in sala, mettersi gli occhiali e aspettare che le immagini inizino a fare effetto.
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