House of Gucci, Ridley Scott, 2021

 



Il nome di Patrizia Reggiani mi ronzava nel cervello senza che ne capissi il motivo mentre quelli dei membri della famiglia Gucci erano dei perfetti sconosciuti e forse quando ero ragazzo, le notizie del suo arresto e del processo, dovevano essermi arrivate nelle orecchie, dal telegiornale, mentre cenavo a casa con la mia famiglia - Maurizio Gucci viene ucciso a Firenze e chissà perché Ridley Scott ha scelto il quartiere Coppedé a Roma per girare la scena dell’omicidio - Lady Gaga è un campionario di feticismo assoluto, sempre con i tacchi alti, che siano scarpe aperte o stivali, c’è qualcosa di animalesco nella sua recitazione, di passionale, una femminile rapacità, sesso selvaggio su un tavolo, mentre Adam Driver se la sbatte come se non ci fosse domani - Feticismo delle merci, delle marche, del capitale, accumulato, investito, dilapidato - Crollo di una dinastia, tradimenti, imperi della moda collassati, venduti e ricostruiti, ricche abitazioni, interni di famiglia griffati e grotteschi, Jared Leto vizioso personaggio fra presunte perversioni (merda VS cioccolato), improbabili abiti e acconciature di capelli, chiacchiere melliflue e toni di voce acuti e snervanti, innocue occhiate di impotenza, prima che ogni cosa cada in sfacelo e non ci siano più margini al proprio fallimento - Al Pacino sfarzoso anfitrione di negozi e casolari, di feste e pranzi, un urlo liberatorio di disperazione, di incredula consapevolezza, padre perdente e padrino perduto, firme faustiane con il sangue della sconfitta, nella disillusione lacerata di un mosaico familiare in frantumi - Adam Driver altezzosa presenza, imbranata nell’approccio, sorridente nel dubbio, eleganza legnosa, algida perseveranza nel controllo del proprio nome e dei propri privilegi - Jeremy Irons, magnate morente fra ragnatele di pellicole e fantasmi del passato - Trame sostenute dalla vera presenza di fatti realmente accaduti, talmente carichi di macchinazioni e avidità da sterminare qualsiasi tentativo di finzione e al di là degli eventi rimane una costante passerella di irriducibili narcisisti, il mondo della moda come una corte di principeschi rottinculo, di fiabesche vite sostenute dal denaro. Lusso e sesso, perché è nel loro confondersi che il desiderio diventa potere. E la morte, come una peccaminosa confessione della loro immaginifica vacuità.


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