Il ragazzo e l'airone, Hayao Miyazaki, 2023
E’ un sottile equilibrio quello su cui coesistono i segreti di questo mondo, fatto di suoni, forme e colori e ancora più delicato è quello su cui si basa la convivenza umana, dalla cui natura sembra inestirpabile la violenza, l’inganno e la vocazione alla guerra. Miyazaki, come è proprio della sua poetica, ci parla del nostro mondo mostrandocene un altro, al di sotto di questo, che ne è specchio e come sempre immaginifica rielaborazione. In un gioco di passaggi, di dissolvenze fra dimensioni parallele, a cui si accede tramite porte o drappeggi (queste tende che ci ricordano quelle di Lynch) e dove morte e vita si amalgamo e tra bene e male non c’è nessuna netta distinzione, perché entrambi diventano manifestazioni diverse di una medesima essenza. Le creature fantastiche che popolano la fantasia dell’autore continuano a stupirci in questo sempre mutevole scorrere delle immagini, fra cielo e terra, scenari boschivi, rurali e metropolitani (una città in fiamme), che in Miyazaki è cifra stilistica e dichiarazione della propria estetica, perché questa è la sua percezione filmica del reale e in essa ci si immerge ogni volta con rinnovata sorpresa, nello svelarsi di una meraviglia e di quella che la seguirà, lucente o oscura che sia.
In questa ultima opera del regista giapponese ci si ritrova, a tratti, lungo i confini di un pensiero metafisico, oscillante fra creazione e distruzione, nel mostrare ciò che potrebbe esserci al di là di questa esistenza, nell’insolubile mistero di ciò che avvenga prima della nascita e dopo la morte, per poi raccontarci un’altra emozionante storia di crescita, quella di Mahito, della perdita di una madre e della rielaborazione del lutto, di una vibrante presa di coscienza della vita e di ciò che essa racchiude e rivela.
Se il cinema e l’arte sono una possibilità data all’uomo (in quanto entità maschile) di essere un demiurgo (perché le donne già possiedono questo potere all’interno del loro ventre), Il ragazzo e l’Airone sembra anche essere una riflessione sul processo creativo, non esente da sofferenze e incertezze, dove l’armonia di un attimo può racchiudere in sé l’illusione dell’eternità, mentre il tempo fugge e ogni cosa è destinata a passare.
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