Miami Vice, Michael Mann, 2006
C’è un momento in cui Sonny (Colin Farrell) guarda fuori da una vetrata e vede l’oceano, pochi secondi in cui il suo sguardo sembra andare oltre il presente, verso quella che sarà o forse avrebbe potuto essere la sua vita. Poi si torna nel mezzo delle cose, in un flusso narrativo che non ammette pause perché tutto continui a scorrere, a passare. Non è un caso che l’elemento acquatico sia così predominante, attraversato da offshore che trasportano carichi di droga o da Sonny e Isabella (Gong Li) mente sfrecciano verso la Bodeguita del Medio a La Havana per bersi un mojito e ballare, sedursi e scoprirsi e infine scopare e amarsi. I corpi che si svelano in frammenti di intimità, sotto la doccia, fra le lenzuola, dettagli della pelle, delle dita, immagini quasi tattili che Michael Mann sa cogliere in una maniera così unica, time is luck dice Isabella a Sonny dimenticandosi così del denaro e degli affari e del mondo di cui fanno parte - Morte e gelosia e inganni perché c’è un cuore che c