Possession, Andrzej Zulawski, 1981
Lo sviluppo narrativo è puro delirio attoriale, la schizofrenica frammentazione della sceneggiatura si manifesta in stati di alterazione progressiva, in cui la psiche dei personaggi si distrugge in serie e successioni di atti psicotici e crolli nervosi - Possessione filmica di corpi sul limite del collasso emotivo - Isabelle Adjani si spoglia in personalità multiple in perenne lotta fra loro, sguardo in macchina a penetrarci il cuore, orgasmi multipli nell’abbraccio ibrido di esseri mutanti - Berlino città divisa e decadente, distrutta nell’alba di indicibili ossessioni, teatro di palazzi in rovina e strade perdute nel tempo, birrerie, stazioni metro sotterranee, memorie di un sottosuolo psichiatrico agonizzante, palcoscenico di un melodramma malato, allucinatorio e sanguigno, in cui vita e recitazione si devastano, esaltano e divorano in un atto di aberrazione cinematografica - Donne urlanti e indemoniate, una madre che danza impazzita sulle schegge di un irrazionale e femmineo splendore - Calzini rosa come indizi di un surreale lavoro investigativo, stanze in cui uomini discutono e decidono strategie di follia codificata - Il male della carne, quello oscuro e deforme di sentimenti innominabili e incompresi.
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