Titane, Julia Ducournau, 2021
Cadillac e buci di culo. Twerking. Sesso in macchina (con una macchina?) e bondage. Niente di male, anche a me piaci farmi legare al letto. Piercing ai capezzoli, una bocca che li succhia avidamente, fino a strapparli, che senza dolore non ci si prova gusto. Non fraintendetemi, anche a me piace il bdsm. Testa dura, testa di titanio. Forse la botta ricevuta da bimba ha scombussolato qualcosa nella capoccia di Alexia, che crescendo ha maturato incontrollabili pulsioni omicide. E allora uno bello spillone dentro un’orecchia di uno sfortunato spasimante, con tanto di sostanza lattiginosa che esce dalla bocca del malcapitato - Sono indeciso se smettere di vedere questo film e prendere il dvd di Crash ma decido di andare avanti - Arriva il sospetto di essere incinta, Alexia sembra non volere un bambino e quindi giustamente si infila il solito spillone nella fica per abortire e ne escono fuori gocce di olio (forse le serviva un meccanico più di un ginecologo). Perché poi la gravidanza si sviluppa in questo modo, ad Alexia cresce una panza ibrida (di metallo, cioè) che ti fa venire il sospetto che alla fine partorisca, che ne so, una micro-machine. E allora, certo, si potrebbe parlare della differenza di genere, di sessualità, di femminismo, della trasformazione del corpo e forse sarebbe meglio, perché toglierebbe l’attenzione dal film in se stesso, la cui cosciente e voluta e imposta autorialità è a dir poco molesta, questo estremismo costante, estetico e vuoto, ti far venire voglia di guardare un film porno in cui qualcun scopi nella posizione del missionario. Ma avanti. C’è uno scambio di identità e Alexa si traveste da Adrien e ritorna dal padre del ragazzo che lo cercava da anni e che la accoglie come fosse suo figlio. Lei si fascia le tette e la panza e si rompe il naso con un pugno. Il suo corpo inizia a riempirsi di lividi, la maternità si trasforma in un calvario, in una deriva masochistica. Non che sia contrario, anche a me piace schiaffeggiarmi i coglioni, di tanto in tanto. Poi il fuoco, il fuoco, che tutto brucia e purifica, brucia e purifica. Dimenticavo la sequenza in cui a Alexia torna la smania di uccidere e lo fa sulle note di una canzone di Caterina Caselli. C’è un padre-pompiere-padrone che si fa le pere di steroidi sul culo ma non gli regge la pompa a fare le sue trazioni alla sbarra. Il crollo della figura maschile, come no, che si riscatterà facendo partorire la povera Alexa al limite del suo martirio materno, pensavo se la scopasse quando le fa aprire le cosce, ma niente, purtroppo. Siparietti musicali-macarena-cardiaci e festini testo-tekno-sterone con gran dispiegamento di bandiere francesi. Danziamo ad occhi chiusi, mon amour. Ancora olio dai capezzoli, perdite e punture sulle chiappe di papà. Che titaneggiante stronzata.
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