Los amantes pasajeros, Pedro Almodovar, 2013

 


Mica mi dispiacerebbe farmi un volo con la Peninsula, per i miei spostamenti verso la Spagna, soprattutto, anche se qui la destinazione finale è un’altra, il Messico. L’aereo è però costretto a girare intorno a Toledo per effettuare un atterraggio di emergenza, a causa di un carrello che non funziona. Ma queste sono quisquilie, vediamo un pò cosa succede a bordo. Ci accoglie e accompagna la sublime frociaggine dei tre meravigliosi stewart (Cámara, Arévalo, Areces) su di giri per alcol e altre sostanze, che a un certo punto fanno esplodere uno sfavillante siparietto musicale ad alta quota sulle note di I’m so excited, per intrattenere i passeggeri, tra cui: una medium vergine che si farà una bella cavalcata fra le nubi, Cecilia Roth, in versione dominatrix, che ci racconterà di come i 6oo uomini più potenti di Spagna (re incluso, noto puttaniere) si siano inginocchiati ai suoi piedi obbedendo ai suoi ordini (e chi non lo farebbe), poi in cabina di pilotaggio si chiacchiera di bisessualità e pompini come se niente fosse,  ci sono anche un sicario, un banchiere e una coppia appena sposata con la mogliettina sonnambula che si scatena sessualmente mentre dorme (e giù il marito con pillole di sonnifero). E infine il meglio del meglio rimane per il sottoscritto la agua de Valencia, il cocktail che viene preparato dai tre maricones: champagne e mescalina! Cosa avrei dato per farmene un paio di bicchieri anche io, lassù, seduto comodo su una delle poltrone imbottite, a godermi il viaggio e le sfavillanti chiacchiere di tutti i personaggi. Almodovar ci droga insieme a loro, ad altezze (o bassezze) che ci fanno inebriare dei colori della vita che come sempre nel cinema del regista spagnolo non conoscono mezze tinte, tutto è eccessivo, provocatorio, vibrante, la possibile claustrofobia di uno spazio chiuso si amplia attraverso i dialoghi in un vortice di storie, plausibili o meno non è importante, è la loro vitalità irrefrenabile, quello che conta. Una goccia di sborra all’angolo della bocca. Un altarino psichedelico nel quale riconoscere i propri santi. Si atterrerà in un mare di schiuma, in un’eiaculazione metaforica che sancisce la fine del viaggio, nuovi amori sono nati, nuove esperienze sono state fatte, nessuno si senta escluso, perché nella girandola del sesso almodovariano c’è sempre posto per tutti quanti.


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