I cannibali, Liliana Cavani, 1970
Ero un pò sbronzo e forse quello che ho visto non è propriamente quello di cui il film è fatto ma c’erano dei cadaveri per strada (anche se nessuno ti diceva come erano morti) in un’atmosfera livida, fredda, pestilenziale e doveva essere Milano (dove sono stato una o due volte ma solo di passaggio) e poi dei rimandi all’Antigone di Sofocle, perché la protagonista si chiamava così e un ragazzo, interpretato da Pierre Clementi, con i capelli lunghi che sembrava un Cristo drogato (che si era ritrovato lì per caso) e lo stesso attore era uscito da poco da una clinica romana di disintossicazione quando iniziò a girare questo film e sono tanti i riferimenti al cristianesimo, al primo cristianesimo, i simboli (come quello del pesce) e il pane e il vino e le catacombe dove poi quei corpi senza vita (i corpi dei ribelli) verranno sistemati ed è tutto un pò confuso, lo so, c’è anche la polizia come strumento di repressione e Tomas Milian, figlio di un uomo del Potere, che finisce in prigione a strisciare sul pavimento come un verme per mangiare il suo rancio e in galera Pierre Clementi ci era finito davvero per un’accusa di spaccio e detenzione di stupefacenti e i piedi nudi e sporchi di Britt Ekland che mi sembravano molto eccitanti, poi alcuni, forse dei poliziotti, la prendono a schiaffi e la spingono su una di quelle sedie da ufficio con le rotelle sotto e c’è una scena, in una sauna, dove Tiresia e Antigone ricompongono la posa plastica della Pietà e poi gli uomini ignudi presenti lì dentro si mettono a quattro zampe e passano sotto le gambe di un bambino vestito da generale, nella pantomima sadomasochistica dell’obbedienza e della sottomissione e dialoghi e urla e mi è sembrato che ci fossero tanti pazzi sullo schermo anche se non capivo bene chi fossero e ogni tanto gridavano e la musica di Ennio Morricone con una canzone in inglese che parla di cannibali, perché questo è il titolo del film. Poi tutto è finito e la luce si è accesa ed ero di nuovo nella sezione del gruppo anarchico Bakunin, a Garbatella e c’era ancora una birra sul tavolino che avevo di fronte, così l’ho stappata e me la sono bevuta.
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