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Visualizzazione dei post da ottobre, 2022

Uccellacci e uccellini, Pier Paolo Pasolini, 1966

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  Si muovono in un limbo spaziale quanto temporale, Ninetto e Totò. Un non-luogo dove non c’è più differenza tra passato e presente, dove la campagna romana con i suoi ruderi sfuma in lontananza con le sagome del Colosseo Quadrato e della basilica di San Paolo. Un non-luogo dove i resti della cultura contadina (il cibo, le case, il linguaggio) si mischiano con le novità d’importazione americana (i balli, la musica) e con l’avanzare di un’urbanistica che con i suoi palazzoni distruggerà tutto quanto. Non solo inglobando fisicamente contadini e poveracci, quanto inserendoli in un ordine delle cose che ne eliminerà completamente la visione del mondo. Un non luogo dove il tempo si espande e si allarga in ottiche passate, dove si vede San Francesco che dice a due frati (interpretati sempre da Totò e Ninetto) di parlare agli uccelli. Per insegnare loro che l’amore di Dio va oltre i propri istinti e oltre le classi sociali. Un insegnamento d’amore e di uguaglianza.  Una favola. O forse l’ut

More, Barbet Schroeder, 1969

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  Ibiza era una delle mete preferite dagli hippy alla fine degli anni sessanta, prima che si riempisse di discoteche e club ed è il luogo apparentemente idilliaco in cui arriva Stefan, giovane laureato tedesco, alla ricerca di qualcosa di diverso, in una sorta di viaggio di scoperta di sé stesso. La dritta per la sua destinazione gli è stata data da una giovane americana incontrata a Parigi, Estelle, che il ragazzo ritroverà poi proprio sull’isola.  Barbet Schroeder, a differenza di altri registi di pellicole similari dello stesso periodo, sembra avere le idee abbastanza chiare su cosa e su come vuole girare la sua opera d’esordio, senza perdersi in quella confusione che la quantità di droghe mostrate e usate nel film potrebbero produrre. Si respira l’aria della Nouvelle Vague, con un ampio uso della macchina a mano, nella libertà del racconto, in uno stile narrativo che si fa subito personale.  L’apparenza di un idillio, dicevamo, quello della controculura e di essere giovani in quel

The Hateful Eight, Quentin Tarantino, 2015

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  Il pavimento di legno dell’emporio di Minnie come le assi di un palcoscenico. Ruoli da interpretare, psicodrammi in atto, il metodo Stanislaski in tutto il suo splendore. Personaggi e attori che si costruiscono a vicenda, che parlano, (si) raccontano, inventano storie, rimandano a interpretazioni passate, a film precedenti. Ci sono Le Iene e Pulp Fiction, quel modo di narrare, i dialoghi che si concentrano su un dettaglio che sembra sempre di poca importanza e che poi si trasforma in fulcro, perno della sceneggiatura. La lettera di Lincoln, la battaglia di Baton Rouge, giacche grigie e giacche blu, lo stufato di Minnie. Il razzismo profondamente comico delle battute, impossibile da prendere sul serio, i suoi effetti devastanti sull’incedere dell’intreccio, le esplosioni di violenza, le iperboli visive di sangue e pezzetti di cervello sparsi sui volti o sul pavimento (ma non c’è più nessun Mr. Wolf da chiamare per risolvere i problemi), un superbo gioco al massacro in cui tutti sono c

The Bunny Game, Adam Rehmeier, 2012

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  Iperboli iperrealiste di violenze e perversioni. Torture porn in monocromo per allucinazioni falliche. Campionario visivo, disturbante, estremo, contorto, degradante di pratiche sadomasochistiche sul limite inquieto della psicosi omicida. Catene, bizzarre maschere, controllo della respirazione, marchi a fuoco sulla schiena, collare e guinzaglio, un coltello che scorre sulla pelle, crani rasati e poi esplosioni di follia, gas esilarante e altre droghe, strisce di cocaina sniffate a ritmi da vertigine adrenalinica - Una metropoli, i suoi percorsi, una prostituta, un cazzo ingoiato in gola fino a soffocare, un pompino per la via, una pisciata davanti a un cancello, poi le camminate con lo zaino in spalla, i clienti, le sigarette, la coca, il sesso spinto, le lacrime, le urla. Cosa succederebbe a non essere più noi ma qualcun altro e a ritrovarci in una città che non conosciamo? Incubi urbani in corpi che non ci appartengono. Un brutto incontro su un camion. Poi il deserto e ogni cosa c