La Vallèe, Barbet Schroeder, 1972
Obscured by clouds è il titolo dell’album dei Pink Floyd con la soundtrack di questo film ed è anche un’espressione usata per indicare una zona bianca su una mappa, un’area inesplorata che appare come se fosse coperta dalle nuvole. In questo ambiguo spazio toponomastico si trova la Vallée, la meta mistica e spirituale verso la quale un gruppo di persone si dirigono in un ennesimo viaggio di scoperta del mondo e di sé stessi. Proseguendo il ritratto fatto della controcultura e degli hippies in More, Barbet Schroeder ci mostra altre delle utopie di quella generazione, come l’amore libero e la ricerca di luoghi incontaminati (immaginari quanto reali) nei quali emanciparsi dai condizionamenti della società occidentale.
Protagonista femminile è Viviane (Bulle Ogier), arrivata in Nuova Guinea dalla Francia, da prima attratta da rare piume di uccelli esotici e poi dal desiderio di esplorare parti sconosciute della realtà e del suo mondo interiore. Unitasi ad un gruppetto di hippies, si metterà in viaggio con loro verso la misteriosa valle. L’incontro con i membri di una tribù locale (i Magupa) segnerà la capitolazione del loro sogno di trasformazione, essenzialmente gli occidentali rimangono dei turisti davanti alle regole e agli usi e costumi degli indigeni. Ammaliati da quella che a loro sembra una sorta di libertà assoluta legata ad un primitivismo culturale i viaggiatori rimarranno, però, solo sul confine di questa apparente oasi di vita autentica.
Schroeder adotta un punto di vista quasi documentaristico per mostrarci la tribù, soprattutto nei momenti di festa e in quelli in cui sacrificano alcuni animali per mangiarne la carne. La musica dei Pink Floyd accompagna le scene ma è come se venisse da un altro luogo, da un’altra dimensione emotiva e creativa. E infine l’amore come qualcosa che si dovrebbe condividere e che non dovrebbe essere una proiezione del nostro ego. L’amore come un oceano. E il sesso come sua manifestazione terrena.
Perdersi nella giungla o vagare in ambienti naturali è un modo, una possibilità per riconnettersi con qualcosa di più profondo, che già possediamo (a volte, purtroppo, senza neanche saperlo) e che permea la nostra esistenza. L’uso di sostanze psicotrope provenienti da piante o erbe (viene consumata una bevanda dagli evidenti effetti allucinogeni e si fumano sigarette di una probabile erba locale) sono un altro modo per compiere questo ricongiungimento. Il problema è il nostro retaggio culturale che è quasi impossibile da abbandonare. Ce ne possiamo dimenticare per un pò e vedere cosa si trovi dall’altra parte e poi cercare di reintegrare le esperienze fatte in quella dimensione con quelle della nostra quotidianità.
Percorsi, sentieri, esplorazioni, scoperte, deviazioni, delusioni, illusioni.
Non sapremo mai cosa si cela nella Vallèe e forse è meglio così. Ogni segreto va custodito solo perché ci sia ancora il mistero di una verità da svelare.
Commenti
Posta un commento