Closer, Mike Nichols, 2004

 


Amori ridicoli e la giostra delle coppie e dei tradimenti, avvicinandosi e allontanandosi, incontrandosi nel dolore e nella separazione, quando poi i brevi attimi di felicità sembrano solo fulminee illusioni, perché sono la carne e il sangue ad unirci e le parole niente altro che un ennesimo motivo di incomprensione.

Mike Nichols racconta le cadute sentimentali di due coppie, che si scambiano ruoli e partner, in un incastro narrativo che punta a climax emotivi e attraverso lunghe ellissi temporali ci trascina nei momenti culmine delle loro storie, un primo incontro, la confessione di un tradimento, forse la possibilità di un nuovo inizio. La brutalità e la animalesca sincerità di Larry (Clive Owen), il fragile egoismo di Dan (Jude Law), l’opaca e dolente introspezione di Anna (Julia Roberts), la vitale e affascinante giovinezza di Alice (Natalie Portman). Ogni personaggio diventa specchio dell’altro, degli errori commessi, delle aspettative svanite. L’inconsistenza dei sentimenti, la cui comunicazione produce sempre e comunque scontri invece di scambi, ci trasporta in quel luogo dove le menzogne sembrano avere più efficenza e valore della verità, perché capaci di adattarsi all’imprevedibilità della vita e al suo bisogno di trasformarsi e passare.

L’incontro fortuito lungo una strada, in cui sono gli sguardi a creare un contatto e gli occhi di Larry in un locale di spogliarelli, mentre Alice si denuda e la sua femminilità avvolge lo spazio, divenendo magnetica e il suo potere e il tentativo di un barlume di intimità, quando Alice rivela il suo nome e si lascia sedurre perché la natura di una donna è un mistero e il sesso il semplice modo in cui gli uomini sperano di penetrarlo. Ancora sguardi e i significati espliciti al loro interno, ancora fughe e ancora nuovi incontri. Chat erotiche, agli inizi di internet, quando ancora non c’erano i social network a mediare le nostre relazioni. Cupidi falliti, narcisismi trasparenti, più vicini alla pelle, meno lontani dal cuore, ogni volta che l’esistenza ci fa incontrare, ogni volta che non sappiamo come lasciare tutto quello che abbiamo amato, non per imparare ad odiare ma per capire che non c’è appartenenza e non c’è colpa e non esiste perdono. 

Solo un passo dopo l’altro. 

Uno sbaglio e quello successivo. 


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