Un prophéte, Jacques Audiard, 2009





 Non sappiamo perché Malick El Djebena vada in galera. Vediamo il suo volto tumefatto, il viaggio verso la prigione, gli ultimi squarci di libertà che filtrano tra le sbarre del cellulare, i rituali di ingresso, la nuova vita che lo aspetta.

L’educazione di Malick, la sua formazione, avviene tra le mura del carcere. Qui il ragazzo impara a leggere e a scrivere, a parlare corso, ad uccidere, a sapersi sottomettere, ad organizzarsi e a comandare. Malick ritrova le sue radici e la sua identità culturale, seguendo un percorso di crescita violento e crudele, dove nel microcosmo della prigione diventano ancora più evidenti i meccanismi bestiali delle relazione umane private della libertà. In questo luogo si sviluppano le sottotrame del genere carcerario, mentre il respiro e l’anima oscura del noir si incarnano nella figura di Cesàr Luciani, nel suo passato, nell’illusorietà del suo presente.

Intorno a Malick si muovono e vivono gruppi di uomini ingabbiati, ancor più che in una cella, in pericolose quanto inutili idee. L’ossessione per il rispetto e il potere di Cesàr Luciani, padre putativo e maestro, al di là di ogni giudizio morale, di Malick, la vocazione autodistruttiva per la droga dello Zingaro, l’integralismo religioso dei musulmani.

Nella mente di Malick si agita, di notte, il fantasma della propria coscienza, che assume le sembianze di un uomo sgozzato; davanti agli occhi del ragazzo appaiono improvvise illuminazioni come la visione di un cervo, momenti sospesi, onirici e inquietanti in cui il regista si allontana dal crudo realismo dell’intera pellicola per trascendere nella pura percezione filmica, come nel momento in cui Malick si ritrova ad uccidere tre uomini all’interno di un fuoristrada e respira estasiato sotto il corpo di un uomo morto, assaporando intensamente la vita, assordato dal rumore dei colpi di pistola che non riescono a ferirlo.

Un profeta.

La cui parola è scritta con il sangue. Un ragazzo che diventa uomo senza perdere la propria purezza. Capace di emozionarsi per il primo volo in aereo mentre guarda fuori, il cielo e le nuvole. Un ragazzo che impara ad uccidere senza pietà e che tiene con infinita dolcezza un bambino appena nato in braccio.

Un profeta. 

Che affonda nel baratro della sofferenza umana e ne riemerge incontaminato per seguire la sua strada dovunque essa lo conduca.

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