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Visualizzazione dei post da dicembre, 2020

Paris, Texas, Wim Wenders, 1984

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  Tutto appare sospeso, indefinito, nello spaziotempo desertico in cui uno sperduto H.D.S cammina, scoperto dallo sguardo di un’aquila nel suo inquieto vagare. Deriva umana, fuga, misteriosa forza interiore, inerzia. Non sappiamo molto sulle motivazioni che spingono questo uomo ad andare avanti, sicuramente il movimento è diventato ora, per lui, una (non) scelta di vita, più seducente della sedentaria inconcludenza di una ordinaria stasi esistenziale.   La musica di Ry Cooder ci accompagna in questa dimensione fluida e senza parole, aperta all’immaginazione e a ogni sua possibile svolta. E’ dal suo stesso titolo Paris,Texas, dalla semplice foto di un cartello, che questo film dichiara la sua potenza narrativa, non tanto nella storia raccontata ma nell’innumerevole quantità di spunti che da essa potrebbero nascere. Wenders ne sceglie una fra tante, quella che segue i sentieri dell’ispirazione, delle sensazioni, degli accenni, dell’anima. Poi il lento ritorno di Travis alla normalità

Terminator, James Cameron, 1984

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  Tempeste magnetiche e raggi laser nella notte apocalittica, teschi schiacciati e ridotti in polvere, guerriglie post-industriali, la rabbia contro la macchina, la resistenza, il passato, l’unico modo per distruggere ogni speranza è eliminare la donna che l’ha tenuta in grembo, annunciazioni, un arcangelo soldato in spoglie terrene di stracci e scarpe da ginnastica firmate, portatore del seme della ribellione e del suo paradosso, poi un messaggero di morte in giacche di pelle nera e borchie punk, sicario ultraterreno in un corpo di oliata perfezione muscolare, il Terminator viene gradualmente privato di tessuti ed epidermide fino alla totale rivelazione del suo endoscheletro, simbolo della definitiva sconfitta della nostra razza, ormai spodestata della matrice riproduttiva, destituita dal Potere Genetico dalle intelligenze artificiali che essa stessa aveva creato. Le schegge visive dell’avvenire appaiono come frammenti di sogni o ricordi, oscure reminiscenze impregnate di un dolore i

Dogman, Matteo Garrone, 2018

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  E’ una zona di frontiera, di degrado umano e architettonico, quella in cui si muovono i personaggi di Dogman , uno spazio visivo stuprato da un’abusivismo edilizio fatiscente e grottesco, un deserto morale in cui la violenza è un linguaggio  universale, comprensibile da tutti, uomini e bestie. Non che ci sia molta differenza fra di loro, non che le dinamiche di dominio e sottomissione seguano  regole diverse, in questo degradante parallelo, in cui si osserva la ormai irreversibile deriva del nostro popolo, c’è una miseria etica che sprofonda in un incubo sociale da cui non esiste più nessuna via di uscita.  I soldi, la cocaina, i resti della famiglia, gli infimi sogni di un’ignoranza che non ha più nulla di poetico da svelare, i locali con le ragazze seminude, una piccola comunità in cui non si è nemmeno capaci di esprimere correttamente le proprie  mediocri opinioni, la sala giochi, il rimbombare del motore di una moto come un’avvertimento di paura, le immersioni in un mare amnioti

Alien, Ridley Scott, 1979

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  Guglie gotiche come forme arcaiche di oscura ingegneria spaziale. Un equipaggio addormentato in un collettivo sonno profondo. Bianchi risvegli come ennesime (ri)nascite. I primi respiri. Lenti ritorni alle normali funzioni vitali. Dinamiche di gruppo in interni claustrofobici, fra asfissianti e cupe geometrie visive,  le gocce di pioggia a rigare il volto sudato di Herry Dean Stanton fra enormi macchinari e catene, matrice  immaginativa di quello che sarà il landscape visivo della L.A. di Blade Runner, discussioni circolari sui diritti dei lavoratori, echi spaziali delle loro precarie condizioni, disumana egemonia aziendale, stellari subbugli psicologici , il tradimento robotico di una coscienza non umana, ogni vita può essere sacrificata in nome del capitale, sul pianeta Terra come nello spazio profondo. In Utero metallizzato, opaco, cosmico. Mother: coscienza elettronica e oracolare, camera delle comunicazioni verbali dalle pareti lampeggianti. Outside world : oscure cavità ine

Climax, Gaspar Noé, 2018

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C’è una pila di libri alla sinistra della televisione dove passano le immagini di spezzoni di interviste ad alcuni ballerini e alla destra ce ne è un’altra, composta di videocassette. Fra i titoli scorgiamo dei film che andranno a permeare l’intera pellicola di Gaspare Noè. Come presenze, come fantasmi di un passato cinematografico che il regista vuole portare con sé. Possession, nella possessione lisergica dei corpi dei protagonisti, senza più controllo psicologico, liberi di esplodere  in atti di follia interpretativa. Salò o le 120 giornate di Sodoma , nelle posizioni coreografiche di apparente sottomissione, nella violenza di gesti improvvisi, nel sadismo della prevaricazione umana, nell’autolesionismo, nell’incesto. Querrelle , nei desideri e negli impulsi omosessuali, Suspiria , nei colori, nella centralità della danza come pura composizione visiva. Sembra mancare Shining, per gli interni e i corridoi e la neve che circonda la scuola e il senso labirintico dei movimenti della m

Logan, James Mangold, 2017

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  You should take a moment and feel it – dice Xavier a Logan, sdraiato su un letto, in un momento d’imprevedibile quiete, cosa significhi essere parte di una famiglia, cosa significhi essere protetti e amati. La leggenda ha ormai abbandonato questi due personaggi della Marvel e James Mangold li libera dai loro costumi per renderli finalmente umani, due vite alla deriva, Xavier invecchiato e alle prese con una forma di demenza incurabile e Logan, alcolizzato e disilluso, al volante di una limousine per le  futili strade di  città piene di nulla. Il regista ci porta all’interno di queste esistenze borderline , di questi dropouts come ce ne sono a migliaia nelle crepe di un American Dream in frantumi, attraversiamo con loro i deserti dell’anima, squarciati da artigli di rabbia ancora micidiali, dove le ferite del passato rimangono aperte e sanguinano lente ricordi e fallimenti. Le multinazionali della guerra sperimentano progetti omicidi su nuove generazioni di cavie, in laboratori cla